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Il Regno: natura e libertà nella fiaba di formazione di Banana Yoshimoto

Il Regno
Photo by http://www.lapazienzadellonda.wordpress.com

È un’opera completa, la quadrilogia di Banana Yoshimoto, riassuntiva di tutti i temi a lei più cari, qui declinati sotto il profilo della magia. La magia delle piccole cose e dei frammenti di dolore della vita di ogni giorno che Yoshimoto descrive sempre alla sua maniera, con quella leggerezza e delicatezza tipica dello stile manga che la rende unica e inconfondibile ma divide pubblico e lettori.

Il Regno è l’apologia di una crescita che assume i contorni di una fiaba. Un lettore esperto riconoscerà subito buona parte dei temi della scrittrice giapponese: il disagio giovanile, rapporti familiari complessi in famiglie inconsuete, l’amore (libero e declinato in tutte le sue sfumature), situazioni dolorose raccontate con delicatezza, una scrittura istintiva e “profondamente normale”, uno sguardo alla vita per certi tratti infantile, uno stile che Amitrano ha definito “impressionistico” e che consiste nell’usare oggetti e paesaggi per lasciare che siano essi a indicarci lo stato d’animo del personaggio. E di paesaggi e oggetti ne Il Regno Yoshimoto ne adopera tanti. Una prova coraggiosa il tentativo di realizzare una quadrilogia, soprattutto per una scrittura come la sua che non spicca per continuità e coerenza narrativa, ma si rivela anzi spesso frammentaria e incostante. In molti punti, tra un volume e l’altro della sua opera Yoshimoto cerca di ricapitolare (forse più a se stessa), fare il punto della situazione per non perdere il filo del discorso (e non perdersi).

Shizukuishi si muove in atmosfere favolistiche e paesaggi naturali che sembra vivere tra realtà e sogno, essa stessa, che porta il nome di un cactus (come rivela in Andromeda Heights. Il regno I) è un personaggio particolare e a tratti evanescente. Il suo rapporto con una natura personificata assume i contorni di una favola e un’avventura. La vita in montagna assieme alla nonna, pur nella sua difficoltà, ha l’equilibrio e la perfezione di un rapporto a due che non sente il male del mondo ma vive solo della bontà e dell’affetto di un mondo tutto interiore.

Costruiamo una casa sul fianco

di una montagna,

sopra le nubi, accanto al cielo

Dopo tutti i nostri sforzi avremo le

Stelle come vicini

Assieme a loro abiteremo nello

Spazio.

[…] E quando l’avremo costruita la

Chiameremo Andromeda Heights. [1]

L’incipit del primo volume rivela da subito l’atmosfera favolistica che impregna l’intera storia e richiama quasi i “C’era una volta” con cui iniziano le migliori favole. Si veda anche il riferimento alla mitologia e quello forse più palese all’astronomia (la casa in montagna dove Shizukuishi vive con la nonna nasce sotto il segno dell’ “altezza” della costellazione di Andromeda).

Sono molti infatti, i riferimenti favolistici già all’interno del primo libro, si veda infatti la presentazione di sé (altro elemento consueto dello stile Yoshimoto) che fa la protagonista

Così inizia la lunga, assurda, indefinibile storia di me e di Kaede. Più infantile di un racconto per bambini, un’allegoria priva di insegnamenti. Gesti insensati degli esseri umani, mondo visto da una prospettiva bizzarra. Una fiaba, quindi, ma leggermente contorta. [2]

La storia di una ragazza che sa di essere protetta. […] Una ragazza protetta e con lo sguardo fisso sul mondo, che a qualsiasi età per gli dei sarà sempre una bambina, e poi ancora il mondo, piccolo e insignificante ai loro occhi ma rischiarato da una luce viva. Questa è la mia piccola storia.[3]

È la stessa Yoshimoto dunque, a dare la chiave di lettura della sua opera, una fiaba leggermente contorta, la storia di una ragazza che sa di essere protetta. E nel suo rapporto totalizzante e comunicativo con la natura Shizukuishi riesce a trovare la stessa protezione della vita assieme alla nonna, anche quando questa viene meno, fissando la rottura del rapporto a due e un nuovo capitolo della sua crescita.

Se in Andromeda Heights infatti, ritroviamo il mondo interno dei sentimenti (rappresentato dalla vita in montagna), alla fine dello stesso l’equilibrio si rompe per lasciare il posto al mondo esterno (rappresentato dalla vita in città), alla solitudine e alla coscienza del male e del dolore, ampiamente elaborati nel secondo e terzo libro. Banana Yoshimoto costruisce uno schema articolato in rottura degli equilibri e ristabilimento degli stessi, attraverso l’alternanza tra mondo interno e mondo esterno rappresentati simbolicamente dalla vita in montagna e la vita in città.

 

Andromeda Heights. Il Regno I

Natura-Rapporto a due-Rottura dell’equilibrio-solitudine

Mondo interno

Vita in montagna

 

Il dolore, le ombre, la magia.

Il Regno. Vol. 2

Scoperta dell’amicizia e dell’amore-Ricerca di un nuovo equilibrio

Mondo interno vs Mondo esterno

Vita in città

Il giardino segreto. Il Regno. Vol. 3

Dolore-Separazione-Maturità

Mondo esterno

Vita in città

Another world.Vol. 4 Natura-Ricostruzione di un nuovo equilibrio

Mondo interno

dei sentimenti e del ricordo

Tab.1

Alla fine del primo volume Shizukuishi deve fare i conti con la solitudine causata dalla separazione dalla nonna e adattarsi gradualmente alla vita in città, fase della sua crescita approfondita nel secondo volume, caratterizzato dalla ricerca di un nuovo equilibrio attraverso la scoperta dell’amicizia e dell’amore ma ancora dalla contrapposizione tra mondo interno e mondo esterno. Alla fine del secondo volume Shizukuishi scopre il dolore e il male e ritrova l’equilibrio nella vita assieme all’amico Kaede, ma un’ulteriore fase della sua crescita l’attende: una nuova separazione. Nel terzo volume infatti, per quanto la protagonista si sia adattata alla vita in città (sciogliendo quindi la contrapposizione tra i due mondi) deve affrontare un nuovo dolore che la porterà infine, alla maturità. Ne Il giardino segreto Shizukuishi scopre nel suo dolore il progetto di un comune sentire, può finalmente uscire fuori da se stessa per abbracciare l’umanità e la vita

Sembrava che fossi l’unica al mondo a provare un dolore così profondo, ma non era così. Era questo pensiero ad aiutarmi. Anche altri ci sono passati, ci sono passati tutti.[4]

Si noti inoltre, la delicatezza, a tratti lirica, con cui Yoshimoto descrive la sofferenza e il dolore, racconta la separazione. Come sempre poi, è il paesaggio a dare voce ai sentimenti dei personaggi

La verità, a volte, può essere davvero crudele e spudorata. A questo pensavo mentre restavo immobile, come un animale ferito. Cercando di non muovere un muscolo, compreso naturalmente il cuore. […]

Ormai non potevo più chiedergli di camminare per sempre insieme a me. Le nostre strade si erano divise. […]

“Oh guarda, Shin’chirō. Quelle luci laggiù brillano come puntini, la pioggia le ha sfocate. Sono belle, non è vero?” Shin’chirō non rispose.

Erano davvero belle. Oltre i lampioni, le luci azzurre delle insegne lungo la strada emanavano dei bagliori dai contorni sfumati, come se fossero due punti sovrapposti. L’asfalto bagnato aveva i colori dell’arcobaleno. […]

Che stava succedendo? Eppure qualcosa, dentro di me, mi diceva che quella era la cosa giusta. Ed era proprio quello a farmi soffrire di più. Con un filo di voce, ma con tono sicuro, il cuore mi raccontava che andava bene così, che era proprio così che doveva andare. […]

E fu così che, tra le luci azzurrine di quel paesaggio ammaliante, ci lasciammo per sempre.[5]

Another world, il quarto capitolo della quadrilogia, è la chiusura del cerchio, il completamento della formazione di Shizukuishi raccontato attraverso lo sguardo sul mondo della figlia Noni. Ritorna il ruolo centrale della natura, protettrice e salvifica e ritornano i contorni magici di questa “fiaba leggermente contorta”. Noni ripercorre le tappe della vita della madre vivendole sulla propria pelle, nel tentativo di ricostruire un nuovo equilibrio perduto all’interno del mondo tutto interiore dei sentimenti e del ricordo di chi non c’è più.

Sono figlia unica e per me le piante sono sempre state come sorelle, una presenza fin troppo scontata. La loro forza era un dono che ricevevo a piene mani dalla natura, e in effetti non vi badavo troppo. Non mi sono quasi mai ammalata né ho preso molti raffreddori, forse perché avevo vicino le piante di noni. […] Io mi sono sempre presa cura delle piante di noni, le ho amate e coccolate, e per questo mi aiutano: c’è un accumulo di forza, tra noi, che ci scambiamo all’occorrenza.[6]

Ma Il Regno è anche un omaggio a tutte le forme di libertà che si stanno perdendo, come afferma in un’intervista Banana Yoshimoto, «E quindi, per esempio, la libertà di amare, la libertà di rapportarsi con la natura»[7], una storia di formazione e crescita che l’autrice decide di raccontare a suo modo, unendo gli ingredienti che le sono più consueti a elementi fantastici e magici

Se avessi raccontato questa storia in modo realistico ne sarebbe venuta fuori una narrazione troppo diretta. In questo romanzo si parla molto dei problemi che vivono, per esempio, i gay e le lesbiche. Volevo evitare di raccontare le loro vicende in modo troppo realistico, inoltre temevo che in questo modo i lettori si sarebbero soffermati soprattutto sulla dimensione sessuale. Quindi ho preferito inserire degli elementi allegorici, fantastici, attraverso i quali raccontare una storia di formazione. Inoltre ho pensato che fosse un modo più delicato, più indiretto, di raccontare una storia che, affidata a un linguaggio più diretto avrebbe potuto ferire i lettori più sensibili.[8]

Una fiaba delicata e attuale dunque Il Regno, che racchiude buona parte degli ingredienti dell’opera di Banana Yoshimoto, una sorta di punto della situazione letterario che la scrittrice fa per se stessa e per i suoi lettori. Una favola di formazione fatta di generosità e universalità, in cui il dolore è il progetto di un comune sentire e i buoni sentimenti sono ancora possibili, nonostante il male del mondo. Aldilà del male del mondo.

 

 

[1] B.YOSHIMOTO, Andromeda Heights. Il regno I, Feltrinelli, Milano (versione ebook), pp.5-6.

[2] Ivi, pp. 9-10.

[3] Ivi, p. 10.

[4] B. Yoshimoto, Il giardino segreto. Il Regno. Vol.3, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2017, p.67.

[5] Ivi, pp. 70-73.

[6] B.Yoshimoto, Another world. Il Regno 4, Feltrinelli, Milano. (versione ebook), pp. 57-58.

[7] Intervista concessa a «LaPresse», disponibile in www.facebook.com/LaPresseNews/videos

[8] Intervista concessa a «Feltrinelli Editore», disponibile in https://www.youtube.com/user/feltrinellieditore

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